La parola ai maestri
di ieri e di oggi
Continuiamo a studiare, a formarci, a leggere le parole degli psicoanalisti che ci hanno preceduti e che incontriamo ancora oggi
La supervisione, nel lavoro dello psicoanalista, è uno spazio essenziale. Dal punto di vista di un allievo in formazione o di un giovane psicoanalista, la supervisione è un luogo in cui sperimentre se stesso, con la guida attenta di un'altra mente che ha sviluppato un'attitudine maggiomente centrata al lavoro psicoanalitico. Nell' esperienza della supervisione psicoanalitica essenziale è il rispetto, l'ascolto, l'attenzione partecipe, ma anche la possibilità di essere fermati quando si imboccano direzioni poco chiare, confuse, estrose, scollegate da un assetto teorico e clinico. Il rigore del setting, la formulazione delle interpretazioni, il poter vedere livelli diversi, intrapsichici, di rapporto, di transfert, permette di interiorizzare un modo di lavorare, che non può prescindere dal dialogo con la teoria. Chi svolge la funzione di supervisore, ha bisogno di un gruppo di riferimento, che gli permetta di confrontarsi e di rimanere aderente al suo ruolo, senza entrare in sterili narcisismi e desideri di essere emulati ed apprezzati. Che l'allievo e il maestro, divenuti nel tempo colleghi, sappiamo incontrarsi reciprocamente, nel lento ed incessante lavoro del dipanarsi del pensiero psicoanalitico.
Psicoanalisti dell'Associazione Psicoanalitica Gradiva
La realtà e la psicosi rappresentano due concetti fondamentali del lavoro psicoanalitico, approfondito da molti autori come Freud, Bion, Rosenfeldt, Amati Mehler e altri. Nella complessità del pensiero psicoanalitico, che ci porta a rileggere e a ripensare le parole dei maestri, nel tentativo di padroneggiare concetti complessi e intrecciati, non possiamo dimenticare l'importanza del rimanere ancorati alla realtà. Intendiamo per realtà, nel lavoro dello psicoanalista, anche la conoscenza profonda di concetti come transfert, controtransfert, responsività di ruolo, identificazioni primarie arcaiche, comunicazione pre-simboliche, elaborazione delle proiezioni e molti altri. La lettura dei testi dei maestri ci permette di riflettere sui concetti teorici alla base della nostra professione di psicoanalisti. Testi che rimangono validi, nel tempo, e necessari al nostro pensiero. Ciò non vuol dire che non si possa guardare ai cambiamenti, alle nuove articolazioni del pensiero psicoanalitico. Ma dobbiamo ben distinguere tra integrazione, pensieri in evoluzione, utili per l'accrescimento del sapere e una forma ambigua di innovazione, che può strabordare nella violazione. La creatività dell'analista non ha a che fare con il giustificare nuovi setting, nuove regole dell'interpretazione e del contatto con il paziente. Attiene, invece, a modalità sempre più articolate nel pensare alle difese che, nelle incessanti trasformazioni degli ambienti umani, permangono immutate ad irrigidire l'apparato psichico. Allora, lo psicoanalista che avvicina fisicamente il suo paziente per consolarlo, che non mantiene il setting, che rompe clandestinamente il lento incedere della tenuta psichica, che offre rassicurazioni concrete, che non richiede il pagamento delle sedute, spostandolo a tempi futuri, creando debiti concreti ed emotivi, non rappresenta un maestro, ma un collega in difficoltà, che abbandona la realtà per incontrare, senza accorgersene, aree psicotiche della sua mente.
Psicoanalisti dell'Associazione Psicoanalitica Gradiva
La mia supervisione con André Green di Daniela Avakian (Richard e Piggle, 22, 1, 2014)
Un articolo interessante, da leggere. Ci aiuta a pensare al ruolo della supervisione nel training psicoanalitico. L'importanza di mantenere il rigore del setting, ma anche il lavoro sulla capacità di sostare in aree di pensabilità. L'autrice cita l'interessante testo di Green del 2010 "Illusioni e disillusioni del lavoro psicoanalitico", tradotto da Raffaello Cortina, dal quale possiamo trarre molti interessanti concetti teorico-clinici. Come scegliere i supervisori nel nostro percorso? come possiamo trovare dei maestri, rispettosi e rigorosi? non è facile pensare a quesi temi, spinti anche da correnti affettive sotterranee, da desideri di essere apprezzati e riconosciuti. Il rapporto maestro/allievo può ricalcare diverse dinamiche inconsce della relazione genitore/figlio. Pensiamoci, non allontaniamoci da questa complessità e permettiamoci di trovare rapporti autenticamente asimmetrici, ma rispettosi del nostro modo di essere e di sentire. Non cadiamo nell'inganno della complicità, dell'affiliazione, dell'ammirazione, che può nascondere aree narcisistiche che non ci aiutano nel vero incontro con noi stessi e i nostri pazienti.
Psicoanalisti dell'Associazione Psicoanalitica Gradiva